Caivano, l’artista del murale: “Lo Stato ha abbandonato queste persone, Meloni arriva tardi” (LaStampa.it)
Tengono in mano una piantina appena sbocciata e sorridono. E potrebbero avere proprio 11 e 12 anni. La stessa età delle due cuginette vittime di ripetuti episodi di violenza sessuale da parte di un branco di ragazzi a Caivano. È questa l’immagine che ci si trova di fronte all’ingresso del Parco Verde, il sorriso di due bambine che salutano chiunque arrivi in quella conosciuta come «la piazza di spaccio più grande d’Europa». Un’immagine che in questi giorni è diventata il simbolo delle violenze, ma che fino a pochi mesi fa doveva essere segno di rinascita. Il murale, dal titolo esplicativo “Nessuno resti solo”, è l’ultima opera di Igor Scalisi Palminteri, cinquantenne palermitano con un passato nei frati cappuccini, oggi un “pittore di quartiere” – come si auto definisce – che utilizza i pennelli per combattere la solitudine sociale delle periferie abbandonate. «Quello che si respira qui a Caivano è l’assenza totale dello Stato – spiega con amarezza – che è presente solo per reprimere e non per promuovere futuri migliori. Uno Stato che sa solo parlare ma non sa concretizzare: il mio murale vuole richiamare alla responsabilità a intervenire seriamente, il che significa avere un progetto, investire risorse, creare dei percorsi di autodeterminazione di cui hanno bisogno questi luoghi e queste persone».
Oggi Meloni arriva in questa terra segnata dalla violenza. Ma per Palminteri è troppo tardi. «Quando mi hanno chiamato per dipingere questo murale i cittadini di Caivano mi hanno detto: “Quindi anche noi siamo importanti?”. Dico spesso che i luoghi sono persone: se ti stai prendendo cura di un posto, ti prendi cura anche di chi ci vive».
Igor, qual è il suo percorso?
«Ho fatto il liceo artistico e dopo sono entrato a far parte dei frati cappuccini. Mi sono avvicinato alla figura di San Francesco: è come se avessi trovato un tesoro, ho lasciato tutto e mi sono dedicato a quello. Dopo quell’esperienza, mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Nel 2018 ho dipinto San Benedetto Il Moro, un immigrato di seconda generazione ante litteram, e quello è stato il muro che ha segnato una svolta: l’ho fatto per una manifestazione antirazzista e l’ho dipinto perché è il ritratto di Palermo, il volto degli emarginati, degli esclusi. Da lì è partita un’avventura che si muove tra i quartieri, non solo della Sicilia».